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Considerazioni generali circa gli archivi di Guastalla



Le vicende archivistiche che nel tempo interessarono Guastalla possono essere giudicate di tale complessità da equipararle senza dubbio alcuno alle consimili relative a capitali di Stati dalla ben maggiore notorietà e dimensione.
Solo che si ponga mente ad una schematica elencazione dei soggetti produttori di archivi non si può prescindere dal definirne i dinastici, i civili e gli ecclesiastici, questi ultimi divisi tra secolari e regolari.
DINASTICI
In quanto ai primi si devono annoverare i Torello (1406 – 1539), che involsero le loro carte nelle successive divisioni patrimoniali intervenute tra i vari rami della famiglia. Tuttavia nei 133 anni di dominio costituirono un archivio dalla ragguardevole consistenza,non fosse altro per il lungo periodo della Signoria e i molteplici interessi patrimoniali e dinastici. Non si deve poi dimenticare lo stretto legame che i Torello ebbero con i Visconti e gli Sforza,conseguentemente con quelle Cancellerie ed i sistemi archivistici propri delle medesime. 
La vicenda dei Gonzaga (1539 – 1746) si presenta assai più complessa, per la durata della sovranità, per l’evoluzione dei tempi, maggiormente propensi alle carte, per la dimensione territoriale raggiunta.
Così, se si potesse ancora contare sull’integrità archivistica del periodo gonzaghesco, ci si troverebbe in presenza dell’archivio di Guastalla vero e proprio, con gli ampliamenti relativi a Luzzara e Reggiolo dal 1630, degli archivi del principato di Bozzolo e ducato di Sabbioneta, concentrati a Guastalla dal 1709 – 1710 anche per quanto concernente ai secoli precedenti. Inoltre occorrerebbe considerare gli archivi dei numerosi feudi meridionali dei duchi di Guastalla (per le località si veda la sezione I luoghi dello Stato), non sempre ceduti integralmente agli acquirenti che subentrarono nei detti feudi, il che sollevò più di una vertenza.
Una mole notevole quindi, tuttavia soggetta a vicende di dispersione imponenti, che nel tempo ne hanno non solo ridotto la portata quantitativa, soprattutto hanno inciso sulla logica di composizione e possibilità di lettura del ‘sistema’ Archivio Segreto Ducale di Guastalla.
CIVILI
In quanto ai civili vanno annoverati il Comunale, il Notarile, mentre seguirono percorsi a parte quelli formati dall’attività amministrativa svolta dai funzionari dello Stato di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1748 al 1859, nelle fasi borbonica e luigiana, con l’intermezzo napoleonico, per concludere con l’appartenenza (1848 – 1859) allo Stato di Modena, del quale Guastalla era provincia. 
Questi ultimi furono archivi di matrice statale, come tale da seguire nei percorsi di spostamento, cessione, rivendicazione, accorpamento conseguiti alle successioni tra Stati che interessarono Guastalla.
Nella medesima categoria rientrano l’archivio della Sottoprefettura unitaria (1860 – 1929) e dei diversi uffici del Regno d’Italia che ebbero sede a Guastalla in quanto capoluogo mandamentale.
Vi si devono poi considerare gli archivi dei Consorzi di bonifica, delle Opere Pie e degli Enti assistenziali di matrice laica.
ECCLESIASTICI SECOLARI
Su tale fronte si strutturarono nel tempo l’archivio dell’arcipretura della Pieve, chiesa matrice guastallese, poi dell’arcipretura del Duomo, succeduta a quella acquisendone le prerogative, quello abbaziale, poi divenuto vescovile (dal 1828) e quello capitolare, senza dimenticare l’archivio del Seminario, ugualmente dal 1828. 
Discorso parallelo quello relativo agli archivi delle parrocchie mano a mano costituite sul territorio guastallese, o via via integrate nella diocesi progressivamente ampliata dal punto di vista territoriale, anche tenendo conto che nell’Ottocento ci si trovò di fronte a successive cessioni di aree da parte della diocesi di Reggio Emilia..
Occorrerebbe poi una specifica considerazione degli archivi parrocchiali che furono compresi nella generale dizione territoriale ‘Stato di Guastalla’ specialmente nella fase settecentesca per come la interpretò, lettura condivisibile, Ireneo Affò. 
Infatti, in ordine ai rapporti tra ecclesiastici, sovrano e amministrazione dello Stato (solo si pensi alla gestione dei benefici ecclesiatici e dei canonicati di nomina sovrana) tali archivi, pur se posti in diocesi diverse (Mantova e Cremona) non poterono non scontare una fase nella quale il rapporto con Guastalla divenne assorbente rispetto ai precedenti rapporti con le espressioni della sovranità locale (principe di Bozzolo, duca di Sabbioneta).
ECCLESIASTICI REGOLARI
In quanto ai regolari le numerose Famiglie religiose presenti in Guastalla costituirono un capitolo a sé stante, perché insediate in ragione dell’idea di ‘città conveniente’ poi di Stato vero e proprio che i Gonzaga di Guastalla vollero nel tempo conferire al proprio dominio. 
Quindi quelli dei Serviti, Teatini, Cappuccini, Francescani, le Agostiniane, le Terziarie francescane, le Mantellate, i Gesuiti furono tutti conventi che, se da un lato costituirono una particella del complessivo dispiegamento organizzativo dei rispettivi Ordini, non di meno rappresentarono per gli stessi un terminale posto in una città sovrana.
La produzione archivistica di questi conventi rappresentò quindi un interfaccia rilevante nella triangolazione tra sovrano, Ordine, e casa conventuale locale. 
LA SITUAZIONE CORRENTE
Cosa resta oggi di tale ricchezza? Certamente più di quanto si pensi, anche se la logica di rapporto tra Stato e archivi è andata perduta. Per riconnettere quanto possibile occorre però, oggi, rifarsi ad una visione non solamente locale (che offrirebbe relativa materia di ricerca) quanto piuttosto comprendere che non si può prescindere dall’integrazione reciproca di numerosi e diversi luoghi di destinazione delle carte guastallesi da un lato, e dall’altrettanto necessaria integrazione reciproca di archivi e fondi archivistici i più disparati dall’altro.

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